INTRO - da San Pietro a Pechino

The Clash - Rock the Casbah

"Ti piacerebbe venire in Cina a insegnare nella mia scuola?"- "Si!"
E' bastato un si imprudente, impetuoso, irruente e impulsivo per stravolgere la mia vita nel giro di pochi mesi e trovarmi dall'altro capo del mondo a scrivere su un divano fuxia di me e di quello che i miei occhi e sensi stanno vivendo in questo paese stra-ordinario.
Sono qui da giovedi, oggi è domenica sono passati solo 4 giorni e qua ci farò 6 mesi.
L'estraneità che ho provato in queste poche ore nella Terra di Mezzo mi ha fatto fare a pugni con me stessa, le mie paure ma ha sfidato anche le mie risorse risvegliando il leone che esce nei momenti di difficoltà che ruggisce quella forza di volontà che ti dice che ce la farai e di resistere.
E' un inizio faticoso, non conosco il cinese e vivo in una città prettamente popolata da cinesi.
Si chiama Shijiazhuang, la capitale della provincia Hebei, con 9.000.000 di abitanti a 300 km da Beijing (raggiungibile con un treno veloce in poco più di un'ora).
Questa città è grandissima e presenta nel raggio di pochi km diversi contesti. Si passa dalla Cina estranea e selvaggia alla Cina del potere, del business, dei grattacieli e grandi magazzini.
Con un taxi economicissimo (2€ per piu di 15 minuti di tratta) è possibile raggiungere il centro e farsi un giro nei grandi magazzini, farsi le unghie nei numerosi stand di bellezza e rilassarsi con un bel messaggio di pesciolini ai piedi. E' possibile mangiare un buonissimo hot pot o bersi un caffè espresso da Costa. Uno straniero può trovare Starbucks e Zara e pagare con una carta di credito o intendersi con il commesso in inglese. Poi però si torna verso casa, dove abito io e subito un altro contesto si presenta davanti agli occhi. Io vivo nella zona periferica della città, a 15 minuti di taxi dal centro ma in un altro mondo: i grattacieli lasciano spazio a edifici semplici e ancora in fase di costruzione, gli uomini sono quasi tutti senza maglietta, gruppi di amici adulti e anziani giocano per strada ai giochi tradizionali cinesi, ad ogni angolo baracchini con signore che cucinano dalla mattina alla sera per strada. Una serie di odori, profumi, rumori. Ormai quasi tutti riconoscibili. Per strada macchine, taxi, biciclette, biciclette elettriche, motorini con su tre o quattro persone. E quel modo di parlarsi anche tra sconosciuti che sembra che ognuno si conosca da una vita. Ecco qui mi sono sentita su un altro pianeta. Era la sfida che stavo aspettando da tempo ma si è rivelata più tosta di quello che pensavo.
I cinesi sono gentilissimi nei confronti degli stranieri, qui tentano tutti di aiutarmi e di farmi sentire accolta ma lo scoglio della lingua è davvero imponente.
Al supermercato ho avuto un attacco di panico, a volte l'estraneità che provo è talmente forte da sembrare un incubo. Essere l'unica straniera, l'unica diversa anche solo per tratti somatici in mezzo a un popolo accomunato da radici, storia e cultura è stato uno shock. Mi sono sentita sola, indifesa e impaurita. Capirsi è rassicurante invece quando non si riesce a comprendere nulla di quello che hai intorno disorienta. 
Queste sensazioni di spaesamento e mortificazione mi hanno fatto capire che sta per iniziare un grande viaggio anche in me stessa. Mi sto confrontando con la paura ancestrale della solitudine e dell'incomprensione con la certezza che giorno dopo giorno con il mio impegno e quello di chi mi sta intorno tutto ciò diventerà la mia casa, piano piano capirò perchè sono qui e chi ho intorno a me.
E poi tra poco inizierò le lezioni. E da insegnante di italiano agli stranieri ora so cosa significa esserlo. Credo che professionalmente non potevo chiedere di più. E poi sono solo all'inizio, un paese incantevole mi aspetta e io non voglio deluderlo. Sono pronta. Questo è solo l'intro che non si può saltare per godersi quello che verrà.

Viaggiare è un pò come essere innamorati, 
perchè improvvisamente su tutti i sensi c'è scritto 'acceso'" (Pico Iyer)

Shijazhuang, giugno 2015
















Commenti

  1. Brava Marta!! In quest' avventura non sei sola.. e con il tuo blog siamo tutti lì con te!

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  2. Marta. E' proprio un viaggio dentro. L'unica cosa da fare è vivere. Il cambiamento. Buon tutto. Di nuovo. Vivi.

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  3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  4. 03:26
    Ciao Marta, noi ci siamo stati e lo spaesamento l'abbiamo sentito alla grande, anche se il nostro viaggio è durato pochissimo. Mi ritrovo nel racconto dei taxi e anche nella pedicure con i pesciolini! Mi è mancato il coraggio.. L'hot pot è fantastico.. E se trovi i dumplings provali! Per noi era inverno, ma dovrebbero mangiarli sempre! C'è anche un segreto per non ustionarsi.. Ti seguirò su questo blog, in modo da condividere per quanto è possibile. Ti consiglio ovviamente la Muraglia... Ti apre la mente e il cuore, sempre in taxi facendoti aspettare, tanto è economico e poi.. Occhio guidano come dei pazzi! Baci e buona serata.. Sei nel futuro .... Mica

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